mercoledì 8 ottobre 2014

Il docufilm e la psicoterapia.

Questa estate ho scoperto un particolare genere di film, il film-documentario.
Avevo mancato al cinema Sacro GRA, ma l'ho rivisto su SKY, mentre alla Cava di Roselle ho assistito a Ritratti abusivi . Durante la manifestazione estiva Muramonamour abbiamo scoperto  Le cose belle, di cui ho già parlato.
E' un genere documentario narrativo, quello in cui si riprende la vita vera, con personaggi veri, ma con una storia che può essere scritta o montata a costruire una narrazione.
Si tratta di un film perchè narra con le immagini, di un documentario perchè in genere i personaggi interpretano loro stessi, ed anche perchè i luoghi, gli eventi sono reali.
Però sono guardati da un punto di vista unitario che inevitabilmente immette nello sguardo la sua interpretazione.
Il regista sembra diventare uno svelatore di senso delle esistenze dei suoi personaggi.
In Sacro GRA le storie che si intravedono  acquistano profondità attraverso le inquadrature ed il montaggio, acquistano un senso metaforico che non potevano avere prima che il regista le ricostruisse nel suo orizzonte narrativo.
E' una operazione che ha molto in comune con il lavoro maiueutico della psicoterapia.
Si tratta di donare connessioni di significato nuove a vite stanche e usurate: la bellezza cadente delle antiche prostitute, la fotografia magnifica del traffico sul Grande raccordo, la solitudine del lavoro d'aiuto sulle ambulanze, la caparbietà dello scovare le larve.
Anche in Ritratti Abusivi le esistenze che si aggirano nei luoghi semi abbandonati del Parco Saraceno, negletti e curati allo stesso tempo, delle residenze costruite dai militari americani  e poi lasciate in eredità (si fa per dire) a persone che non hanno alternative abitative, appaiono  definite e  decifrate dal montaggio del regista. I ritratti emergono dalle interviste, ma come sa bene ogni giornalista, ed ogni psicoterapeuta, le domande giuste "tirano fuori" la storia.
Come se non bastasse la vita vera, come se la vita diventasse vera solo se riletta e ricostruita.
Mi è apparsa come  l'essenza del lavoro psicoterapeutico.
Spesso le persone pensano che gli psicoterapeuti siano degli investigatori, siano quelli che cercano la verità.
Pensano che abbiano degli strumenti particolari che rivelino un sostrato di conoscenze, che portino a galla una conoscenza seppellita, ferma e pronta ad essere svelata, come un tesoro che va solo fatto affiorare.
Mentre potremmo pensare che gli psicoterapeuti aiutino le persone a diventare i registi della propria vita, a donare un senso nuovo  agli eventi che hanno vissuto e che spesso rtornano perchè ancora caotici, non elaborati o rigidamente incasellati in convinzioni distorte.
Allora la psicoterapia non è  un film giallo, non trova il colpevole, la psicoterapia è un docu-film che ri-narra la vita vera.




2 commenti:

  1. Che bello Marghi! Davvero una bellissima descrizione della psicoterapia! Mi piacerebbe leggerlo in occasione di un seminario che terremo in associazione il 24 ottobre, mi dai il permesso? :-)

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