martedì 19 maggio 2015

Mia madre

A volte ci sono film che sanno colpirci subito, altre volte ci vuole del tempo per elaborarli e capirli.
Mi ero fatta alcune aspettative su questo film, che invece non hanno trovato un corrispettivo. Margherita Buy riesce a rendere bene, forse anche troppo, la nevrosi dell'alter ego morettiano.
John Turturro è un vero istrione nel mettere in scena i vizi ed i vezzi di un attore straniero in Italia, in effetti le scene del suo personaggio alla guida della macchina, mentre cerca di recitare e di guidare nonostante la telecamera montata sul cofano, sono  davvero divertenti. Anche Giulia Lazzarini risulta molto credibile nel suo ruolo di madre malata e un po' confusa. E' tenera e autorevole allo stesso tempo.
Eppure non sono uscita dalla sala convinta. Il senso di angoscia che mi ha provocato non era solo in relazione allo stile e alla storia del film, era anche dovuto ad un senso di incompiutezza, una sorta di sensazione di non integrazione tra i vari piani che il regista ha voluto presentare.
Come se non riuscissi a trovare la cifra tra la messa in scena di un film sugli operai, anacronistico e finto, il sorriso e l'ironia dell'attore italo americano, le insicurezze della regista, la difficoltà di accettare la malattia e la morte della madre, i sogni incoerenti di Margherita.
E' vero che il dolore colpisce e si insinua nelle crepe della quotidianità e che si può continuare a vivere come se non fossimo circondati dalla angoscia. E' vero che si può aspettare la morte di una persona amata e non esserne davvero consapevoli, che si può mantenere scissi i piani del lavoro e quello della relazione di cura. E' tutto molto realistico.
Eppure a me è sembrato che mancasse di intensità.
I dialoghi mi hanno lasciato perplessa, come se non riuscissero ad andare davvero in profondità.
Un bel tentativo, ma incompiuto. Anche il ruolo defilato che si è riservato Moretti risulta troppo sfumato. E' un film di accenni, senza sviluppi.
C'è però una scena che per ragioni personali mi ha invece coinvolto molto, quella nella quale Margherita insegna alla figlia ad andare in motorino, una scena semplice e commovente. Valeria, seduta accanto a me , mi ha guardato, ci siamo capite senza parole.
Chissà se il film a Cannes conquisterà la giuria, il pubblico francese sembra esser stato già convinto.

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