mercoledì 1 giugno 2016

Brasil (Um)

Ci vorrebbe un file musicale per rendere più intensa la descrizione del nostro viaggio brasiliano. D'altronde era la musica il motivo che spingeva Giuseppe a partire: ascoltare la musica dove viene creata, vedere i locali che aveva fantasticato, riuscire casomai ad incrociare qualche musicista conosciuto. Ci vuole anche molto tempo per raccontare, quindi credo che pubblicherò un giorno o due alla volta.

Rio de Janeiro, lunedì 2 maggio.
L'aeroporto non ci è apparso molto confortevole, forse anche per l'orario di arrivo. La prima impressione della città è stata caotica: strade a quattro corsie tra le quali le auto si spostano in modo confuso, anche il nostro tassista fa delle gincane pericolose. Sul taxi le stazioni radio sembrano abbastanza simili alle nostre, qualche canzone in portoghese, molte in inglese. Giuseppe comincia a praticare la lingua, io osservo la teoria di case che si susseguono, alcune molto moderne, altre fatiscenti, sembra che non ci sia una via di mezzo tra i vetri lucidi dei grattacieli e le lamiere delle favelas.

Il tassista ci chiede il numero di telefono della pousada che abbiamo prenotato e chiama per farsi dare indicazioni, così annuncia il nostro arrivo, che non avevo fatto in tempo a comunicare. Ci viene ad aprire Fernando, il nostro ospite, e ci fa  accomodare in una stanza arredata semplicemente, ma con quadri alle pareti e molto colorata. La pousada è nel quartiere di Santa Teresa, un quartiere storico, che è stato "recuperato da pochi anni, Fernando e Carmen hanno completamente ristrutturato gli ambienti. C'è una bellissima terrazza dalla quale si ammira uno scorcio di Rio. Ci invitano a fare colazione e arriva Chiara, una italiana che si è trasferita a Rio per la sua passione per le percussioni. Ora lavora per Carmen e Fernando e fa parte di una delle scuole di samba che organizzano il Carnevale come percussionista. Ci introduce subito al mondo complesso che stiamo per affrontare, ci spiega come muoverci, consigliandoci di usare i taxi che sono economici per noi e più efficienti dei mezzi pubblici, tranne che la metro. Ma per il nostro primo spostamento prendiamo un bus e arriviamo sotto al Corcovado, sbagliando però la fermata, quindi dobbiamo cambiare e prenderne un'altro.
Per salire al Corcovado ed arrivare al Cristo Redetore, prima tappa della visita, prendiamo il trenino che attraversa la foresta (si fa per dire) di Tijuca. Ci sono molti turisti come noi, ma la vista vale la pena. Dalla terrazza si comprende la morfologia della città, dei suoi quartieri distesi o arroccati, nelle valli e tra i Morri (colline), delle coste e spiagge e di fronte l'Oceano. C'è il sole, però non fa troppo caldo, in Brasile la stagione ha le temperature di un autunno un po' più caldo del nostro.
Scendiamo in una spiaggia piccola, Urca,  che Chiara ci ha consigliato: la sabbia è granulosa e luccicante, l'acqua abbastanza pulita, ma non ci sentiamo di metterci in costume, pranziamo e cerchiamo un museo che ci ha colpito sulla guida Museo do indio, sulla cultura delle popolazioni che abitavano qui prima della conquista dei portoghesi. Il museo documenta quello che rimane degli indios e soprattutto le loro tecniche di tessitura: ci sono dei campioni molto interessanti di abiti, collane, copricapi, bracciali, peccato che le didascalie siano solo in portoghese. Non ci rimane molto tempo, ma decidiamo comunque di andare a visitare il Museo do Amanha: la struttura architettonica è splendida e all'ora del tramonto in cui arriviamo è illuminata in modo suggestivo di luci giallo-arancio che contrastano con l'azzurro indaco del cielo. Però sta chiudendo e dobbiamo rimandare la visita.
In serata Giuseppe ha già deciso di andare al Carioca da Gema, un locale famoso del quartiere Lapa, dove suonano e cantano artisti di samba e altri generi musicali, si mangia anche abbastanza bene. A Lapa torneremo più volte, perchè la concentrazione di locali di musica brasileira è molto alta, quasi uno ogni dieci metri. La serata merita, anche se io sono molto stanca. Ma è un piacere vedere la pura gioia negli occhi di Giuseppe. Inoltre per ora tutte le mie paure di inizio viaggio si sono, come sempre, dileguate: il viaggio in aereo è andato bene, la città è caotica, ma non sembra pericolosa, la gente ospitale e serena. Siamo stati in particolare fortunati nello scegliere la pousada giusta.

2 commenti:

  1. Che bello ...mi sembra di essere lì con voi.

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  2. Bel racconto,leggere è davvero come essere lì anche per me!


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